Quando: a Novembre, il week end di San Martino
Dove: Mirano (VE)
Sito Ufficiale: Link
La piazza di questa bella cittadina dell’entroterra veneziano è pronta ad accogliere quel salto indietro nel tempo che da una ventina d’anni caratterizza il weekend di San Martino, a novembre. In quel fine settimana Mirano si trasforma in un borgo d’inizio Novecento, in quella Belle Epoque che, guarda caso, nasceva in un periodo di invenzioni e progressi ma anche da un sentimento di nostalgia per le epoche passate.
Per due giorni, il centro storico di questa cittadina di 28mila anime cela volutamente tutti i segni della modernità sotto la veste della storia locale: i cartelli stradali diventano insegne d’epoca, le auto lasciano il posto a carri, i negozi ai banchi del mercato e ai baracconi di una vecchia sagra paesana.
In questo contesto, protagonista è l’oca, in ossequio al detto veneziano “Chi no magna l’oca a San Martin no fa el beco de un quatrin”: chi non mangia l’oca a San Martino non fa il becco di un quattrino. Il gioco, la ricostruzione storica, l’enogastronomia tipica affondano le radici nella tradizione, che vedeva in quel periodo dell’anno la carne del pennuto diventare così grassa e tenera da sciogliersi in bocca. E in un’epoca in cui i proprietari terrieri di Mirano erano in gran parte ebrei e non potevano mangiare maiale, l’oca divenne presto la regina, non solo del cortile, ma anche della tavola.
Il simpatico pennuto, per restare a tavola, è protagonista anche del celebre gioco di società, riprodotto al centro dell’ovale della piazza a grandezza d’uomo. Fu il compianto artista Carlo Preti a disegnarne una versione particolare della spirale, che spinse due vulcanici miranesi come Sandro Zara e Roberto Gallorini a trasformarlo in manifestazione. Così, dalla fine degli anni Novanta, le 63 caselle del gioco, grandi due metri per due, sono una passerella lunga 130 metri che diventa teatro della disfida tra le squadre del capoluogo e delle frazioni. Giganti sono anche i dadi e le pedine, mentre a scandire la progressione verso l’arrivo e la gloria sono divertentissime prove di abilità che a molti ricordano i televisivi “Giochi senza frontiere” di qualche decennio fa.
Tutto attorno a questa arena rocambolesca impazza l’antica Fiera de l’oca: a farla da padrona sono gli stendardi con lo stemma sabaudo, i banchi in legno del mercato, le bacheche con gli avvisi comunali, i manifesti con le prime réclame, lo strillone con il giornale, l’imbonitore con i suoi intrugli, l’artigiano che impaglia le sedie, i baracconi con il fucile a elastici, i barattoli da abbattere a pallate e tanti altri scenari dei bei tempi che furono.
Ma è anche l’occasione per apprezzare la tradizione culinaria e artigianale rimasta tale da un secolo a questa parte: acquistare prodotti, gustare il meglio dell’enogastronomia tipica, senza ovviamente dimenticare l’assaggio propiziatorio di risotto, ravioli o salsiccia d’oca o scoprire souvenir e oggetti a forma d’oca. All’Ocaria, il mercato dell’oca, partecipano anche i cugini francesi, la patria del bianco pennuto, che da anni non mancano all’appuntamento miranese con i loro prodotti tipici, in una sorta di gemellaggio d’Oltralpe che proietta gli effetti di questa magica tradizione anche nel futuro e nei più disparati campi: economico, turistico e culturale soprattutto.
Zogo de l’oca a Mirano edizione 2007 © Tommaso Saccarola
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