Nemesalm e Klammbachalm

Lunghezza: 13 km

Dislivello: 450 metri

Punto di partenza: Passo di Monte Croce di Comelico(Google Maps)

Dove mangiare: Nemesalm e Klammbachalm

Adatto ai passeggini: il sentiero che porta alla Klambacalm è una pista da slittino. Quindi sì, è possibile con il passeggino, ma il dislivello è notevole.


Raggiungiamo il Passo Monte Croce Comelico e lasciamo la macchina al parcheggio di fronte agli impianti sciistici. Il passo è a quota 1636 m: imbocchiamo il sentiero numero 131 e iniziamo subito a salire lungo una strada forestale ben segnalata e ben battuta. Lungo il percorso attraversiamo un bel bosco di larici fino a raggiungere la torbiera di Palu Alta che ora è una immensa distesa di ghiaccio che luccica ai raggi del sole. Camminiamo lungo delle belle passerelle di legno che d’estate devono stare sopra un bel bacino di acqua dall’aspetto palustre. Il bianco intorno a noi è abbagliante.

A questo punto prendiamo la strada forestale con segnavia numero 13 in direzione Nemesalm: attraversiamo dei tratti dove il fiume è ghiacciato, fino a sbucare, dopo un’ultima salita, alla Malga. Il percorso è di media difficoltà e dura in tutto un’ora e mezza. Il paesaggio intorno a noi è molto bello anche se ancora non riusciamo a scorgere le Tre Cime che immaginiamo essere nascoste da una delle Cime che compongono la Meridiana di Sesto. Questo orologio naturale segna l’ora dalle 9 alle 13, in quanto i raggi del sole illuminano una montagna alla volta a seconda dell’ora.  Le montagne ci circondano a 180 gradi, dietro di noi c’è il Monte Rotek che non è incappucciato dalla neve ma che appare brullo nei suoi toni sul marrone.

Il rifugio è carino e si mangia bene: optiamo per un piatto di penne delle casa (panna-speck-funghi) e uno di tagliatelle al ragù di selvaggina. Siamo sazi, e ci accorgiamo ancora una volta che è presto e abbiamo ancora voglia di esplorare. Puntiamo quindi la Klammbachalm, che ci dicono essere distante un’altra ora e mezza circa dalla Nemesalm. Rimaniamo lungo il sentiero numero 13, costeggiando il Rio di Pulla. La strada sale subito, e forte. All’inizio facciamo un po’ di fatica ma piano piano ci abituiamo all’altezza e iniziamo a pestare. Attraversiamo alcuni punti completamente ghiacciati: a posteriori abbiamo sottovalutato il problema e ci rendiamo conto che dovevamo comprarci quegli strani “ramponi” da attaccare sotto gli scarponi a mo’ di catene da neve, come ci aveva detto il proprietario dell’albergo. Ormai dobbiamo cavarcela e decidiamo di evitare il ghiaccio per la sicurezza offerta dalla collina erbosa, a scapito della fatica. Passiamo il fiume nel punto più alto del sentiero (2050 m) e quindi costeggiamo i prati fino alla Klammachalm, che compare improvvisamente alla fine di un bosco. Lungo il cammino passiamo dalla radura, al prato al bosco fitto nell’arco di un’ora circa: è molto bello cambiare set così frequentemente! Un’ultima salita ed eccoci in Malga: finalmente vediamo le Tre Cime di Lavaredo, seppur da distante. Il paesaggio è molto più bello rispetto alla Nemesalm: adesso siamo circondati dalle montagne e l’atmosfera intorno a noi è surreale. Entriamo dentro al rifugio (finalmente al caldo!) e ci godiamo una buonissima fetta di strudel con panna. Il rifugio è splendido, in stile, con tanto di canzoni tirolesi di sottofondo. Non è proprio economico ma considerato dove si trova ci sta che abbia quei prezzi.

Ripartiamo sulla via del ritorno alle 15, prendendo la segnavia numero 133: ci aspetta (dicono) un’altra ora e mezza di cammino. In realtà abbiamo la percezione che la strada sia ben più lunga, o forse siamo solo stanchi e abbiamo il passo più corto. Il sentiero che porta a valle è una pista da slittino e noi, nonostante la poca neve, proviamo a lanciarci giù con le padelle. Riusciamo solo a tratti a venire giù di fionda ma di fatto roviniamo le padelle che si aprono in due a causa dei sassi. Uno sforzo fisico bestiale ma è valso il divertimento! Verso la metà del nostro cammino proviamo a lanciarci con le padelle lungo un torrente di ghiaccio: anche qui il risultato è mediocre a causa della scarsa pendenza. Non siamo i soli: c’è chi ci prova mettendosi sopra un foglio di plastica! Alla fine della discesa si può scegliere se andare a Moso oppure tornare al Passo: noi optiamo per la seconda scelta perché temiamo di non trovare mezzi che ci portino da Moso al Passo dove abbiamo lasciato la macchina.

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